DIECI MINUTI recensione di Catello Masullo

DIECI MINUTI recensione di Catello Masullo

 

(credits e sinossi da CINEMATOGRAFO.IT)

 

DIECI MINUTI

ITALIA 2024

Sinossi: Dieci minuti al giorno possono cambiare il corso della giornata. Dieci minuti facendo qualcosa di completamente nuovo, possono cambiare il corso di una vita. Questo è quello che scoprirà Bianca nel pieno di una crisi esistenziale. Nuovi incontri, la scoperta di legami speciali e l’ascolto di chi ci ha sempre voluto bene. A volte basta poco per ricominciare e questo film ce lo insegna, attraverso un racconto caldo e appassionante di rinascita.

Regia: Maria Sole Tognazzi

Attori: Barbara RonchiFotiní PelusoMargherita BuyAlessandro Tedeschi

Sceneggiatura: Francesca ArchibugiMaria Sole Tognazzi

Fotografia: Gigi Martinucci

Musiche: Andrea Farri

Montaggio: Chiara Griziotti

Scenografia: Giada Calabria

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo omonimo di Chiara Gamberale

Produzione: INDIANA PRODUCTION, VISION DISTRIBUTION

Distribuzione: VISION DISTRIBUTION

Data uscita: 2024-01-25

Recensione di Catello Masullo: Il film è tratto da un romanzo di Chiara Gamberale. Un romanzo nato all’improvviso, inaspettato, ma non per caso. La Gamberale aveva avuto un momento di sbandamento, circa 10 anni fa, quando finì il suo matrimonio, e, allo stesso tempo, le fu interrotto un programma radiofonico al quale lavorava da 10 anni: le è un po’ crollato il mondo addosso, quasi come se vivesse senza di sé. La sua analista, che definisce un po’ sciamanica, le propose, per scuoterla: “perché per 10 minuti al giorno non provi a fare qualcosa che non hai mai fatto prima nella vita?”. Funzionò. Talmente bene che la Gamberale dovette smettere di scrivere il romanzo che stava scrivendo all’epoca, perché sentiva l’urgenza assoluta di scrivere questa di storia. Una questione di vita o di morte, le serviva per spostare l’attenzione dalla ossessione, per salvarsi la vita… Curiosamente il romanzo finisce (da parte dei produttori di Indiana) nelle mani di Maria Sole Tognazzi e di Francesca Archibugi. Due registe use a scrivere per sé stesse, per i propri film. La Archibugi ha accettato, questa volta di scrivere assieme e per la Tognazzi. Il risultato è eccellente. Anche sorprendente. Un “dramedy” esistenziale con venature thriller, che fa ridere e fa pensare. Caratterizzato da uno sguardo che si va sempre più allargando, strumento essenziale per uscire dalla gabbia della auto-referenzialità. E da una leggerezza deliziosa, che ci riposta alla mente le atmosfere degli scritti di Italo Calvino e dei film di Nora Ephron. Essenziali, fondamentali, le grandi interpretazioni di  Barbara Ronchi (una conferma di uno stato di grazia assoluto, qui campionessa di sottrazione), di Fotiní Peluso (la vitale variabile impazzita che spariglia le carte), e, soprattutto, di Margherita Buy (ruvida, scostante, ossimoricamente assertiva). Imperdibile.

Curiosità, ho chiesto alla regista: “Maria Sole, il tuo è un film tutto al femminile, deliziosamente al femminile. È forse la prima volta che partecipo ad una conferenza stampa cinematografica di sole donne. Ma le musiche sono maschili. Maria Sole come hai lavorato con Andrea Farri, con il quale avevi già lavorato per Petra, sulle musiche di questo film che sembrano leggere alla perfezione i vari mood del film? E perché registrate a Londra, nei mitici studi di Abbey Road?”. Questa la risposta: “tutto il progetto nasce da menti maschili. Fra i produttori. Andrea Farri non è l’unico uomo presente, è stupendo. L’ho conosciuto per Petra. Mi sono trovata molto molto bene. Ed ho pensato a lui per il film. Sulla scelta dello studio a Londra, carissimo, non so cosa dirti. Si riesce a fare un lavoro speciale lì. L’impianto musicale per me era molto preciso dall’inizio. Sapevo cosa volevo. Mi mandò già il tema del film che sentivo già lì, era prima di girare e lo avevo in mente quando giravo. È entrato nel montaggio prima. non accade spesso”.

Rossella Pozza ha chiesto: “le sedie che si rompono?”. La risposta della sceneggiatrice Francesca Archibugi: “naturalmente è un simbolo. Una piccola invenzione. Margherita è una che ha una sedia rotta. Ed è una sfida per chi ha davanti. Come reagisce, è un suo strumento di lavoro”.  Ha poi aggiunto, chiosando con ironia, Maria Sole Tognazzi: “non è che la Archibugi te la porti in conferenza così…!”.

 

Valutazione Sintetica: 7.5/8