2073, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO
CANDIDATO alla: XIV edizione Social Criticism Collateral Award “Sorriso Diverso Venezia Award”, 2024
Credits a sinossi da https://www.labiennale.org/it/cinema/2024/fuori-concorso/2073
2073
Fuori Concorso
Regia: | Asif Kapadia |
Produzione: | Lafcadia Productions (Asif Kapadia, George Chignell) |
Durata: | 83’ |
Lingua: | Inglese |
Paesi: | Regno Unito |
Interpreti: | Samantha Morton, Naomi Ackie, Hector Hewer – Maria Ressa, Carole Cadwalladr, Rana Ayyub Ben Rhodes, Rahima Mahmut, Silkie Carlo, Cori Crider, George Monbiot, Nina Schick, Chris Smalls, Douglass Rushkof, Carmody Grey, Tristan Harris, James O’Brien, Anne Applebaum, Antony Lowenstein (come se stessi) |
Sceneggiatura: | Asif Kapadia, Tony Grisoni |
Fotografia: | Bradford Young |
Montaggio: | Chris King, Sylvie Landra |
Scenografia: | Robin Brown |
Costumi: | Verity May Lane |
Musica: | Antonio Pinto |
Suono: | Stephen Griffiths, Andy Shelley, Tim Cavagin, Manav Kher |
Effetti visivi: | Jaime Leonard, LOC Studios |
sinossi
Un documentario fuori dagli schemi che dal futuro ci parla delle difficoltà che guastano il nostro presente. 2073 è pura fantascienza dell’orrore. Un assaggio del mondo che verrà se non ci decidiamo a fare qualcosa. Ghost vive isolato dal sistema in una distopica New San Francisco nell’anno 2073. Il mondo è controllato da ultraliberisti, dittatori e tecnogeek. Non c’è dissenso, non c’è libertà. Tutti sono monitorati, la gente continua a sparire e Ghost ha i giorni contati. Grazie a un misto di filmati d’archivio e finzione narrativa a cavallo tra generi diversi, Ghost è testimone dei terrificanti pericoli che ci attendono: il declino della democrazia, l’ascesa del neofascismo, il disastro climatico e il dilagare dei sistemi di sorveglianza. Questa non è fantascienza. È il mondo in cui viviamo.
commento del regista
2073 parla del senso di terrore per ciò che sta accadendo e che sta diventando normale in tutto il mondo. Il film è iniziato dopo che nel Regno Unito menzogne e corruzione hanno portato alla Brexit e ho sentito il dovere di fare un film per capire perché il mondo sembrava muoversi nella direzione delle bugie, dell’autoritarismo e della violenza. Ho intervistato giornalisti in tutto il mondo: ero io che stavo impazzendo o stava succedendo davvero qualcosa? I giornalisti erano d’accordo, c’era una tendenza globale, un indebolimento della democrazia, e la tecnologia ha avuto un ruolo enorme, anche nell’accelerare la distruzione dell’ecosistema del pianeta. 2073 è nato da quelle interviste e ricerche. Il mio obiettivo era mettere in risalto molte problematiche e molte realtà nazionali complesse in un singolo film di forte impatto cinematografico.
Produzione/Distribuzione
PRODUZIONE: ASIF KAPADIA – Lafcadia Productions Ltd
S84 Somerset House
WC2R 1LA, London, United Kingdom
Tel. 44 7957 409150
asifkapadia1@me.com
DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE: DAN O’MEARA – NEON RATED
636 Broadway, Suite 1000
New York, United States of America
Tel. 1 646 623 4025
Dan@neonrated.com
DISTRIBUZIONE ITALIA: George Chignell – LAFCADIA Productions
S84 Somerset House
WC2R 1LA, London, United Kingdom
Tel. 44 7957 409150
George@dogstarfilms.uk
UFFICIO STAMPA INTERNAZIONALE: Claudia Tomassini + Associates
press@claudiatomassini.com
RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Il film è tecnicamente ben costruito. Articolato in tre parti, una sorta di inchiesta giornalistica, un pamphlet a tesi, e, infine, un fil rouge di finzione con eccellenti interpretazioni di Samantha Morton, Naomi Ackie e Hector Hewer e con scenografie visionarie e distopiche. È però la tesi che convince davvero poco. Soprattutto perché si basa su un gigantesco equivoco, praticamente un ossimoro di un’ora e mezza. Infatti, da una parte si leva una forte denuncia del potere crescente della finanzia internazionale, che erode sempre di più le sovranità nazionali, tesi corroborata da testimonianze autorevoli e in parte condivisibili, e, dall’altra si grida e si propaganda la tesi globale della serie “se non facciamo nulla immediatamente andiamo verso la estinzione dell’umanità”, cioè ci si muova subito, senza indugi verso la transizione verde, che è proprio quello che la tanto vituperata finanza internazionale sta spingendo con tutti i mezzi, leciti ed illeciti. Asif Kapadia dovrebbe, quindi, fare pace con il suo cervello, direbbero a Roma. O è vera una tesi, oppure è vera quella opposta. Come si fa a spacciare le due tesi contrapposte come una unica tesi? Il film propone, in modo irritantemente mainstream, una accozzaglia di immagini catastrofiche di mega-incendi, alluvioni, collassi strutturali di strade e piazze, scenari di guerra e di olocausti nucleari, attribuendole ai cambiamenti climatici, facendo di ogni erba un fascio, propalando così clamorosi falsi scientifici, in quanto, per certo, alluvioni ed incendi, al 99% dolosi, non sono causati dai cambiamenti climatici, leggere i dati ufficiali per credere, anche e soprattutto quelli pubblicati nei report di migliaia di pagine dell’IPCC, senza limitarsi ai “riassunti” politici di poche decine di pagine che sono gli unici ad essere citati da media e amministratori delle cose pubbliche e (molto) private. In definitiva un film contraddittorio, prono alla narrazione globale, fortemente sponsorizzata dalla finanza internazionale, e inaccettabilmente fuorviante.
VALUTAZIONE SINTETICA: 6