April, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

April, RECENSIONE DI CATELLO MASULLO

CANDIDATO alla: XIV edizione Social Criticism Collateral Award “Sorriso Diverso Venezia Award”, 2024

 

Credits a sinossi da https://www.labiennale.org/it/cinema/2024/venezia-81-concorso/april

 

April

Venezia 81 Concorso

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Regia: Dea Kulumbegashvili
Produzione: First Picture (Ilan Amouyal, David Zerat), Frenesy (Luca Guadagnino), Memo Films (Francesco Melzi d’Eril, Gabriele Moratti, Alexandra Rossi), Independent Film Project (Archil Gelovani)
Durata: 134’
Lingua: Georgiano
Paesi: Georgia, Francia, Italia
Interpreti: Ia Sukhitashvili, Kakha Kintsurashvili, Merab Ninidze
Sceneggiatura: Dea Kulumbegashvili
Fotografia: Arseni Khachaturan
Montaggio: Jacopo Ramella Pajrin
Scenografia: Beka Tabukashvili
Costumi: Tornike Kirtadze, Nikolozi Guraspashvili
Musica: Matthew Herbert
Suono: Lars Ginzel, Tina Laschke, Zezva Pochkhidze
Effetti visivi: KM Effects

Sinossi

Dopo la morte di un neonato durante il parto, l’etica e la professionalità di Nina, una ginecologa, vengono messe sotto esame per via di voci secondo cui eseguirebbe aborti illegali per chi ne ha bisogno.

Commento della regista

Il mio obiettivo con April era di esplorare e analizzare la dicotomia e la convergenza tra esistenza e femminilità. Questo mi ha naturalmente portata ai temi della nascita e della morte. La storia inizia con una donna singolare, un personaggio intriso di una certa qualità epica. Una persona in grado di sopportare sofferenze e incanalare quel dolore nelle scelte e ambizioni della sua vita. Nonostante questo, resta con i piedi per terra e ben separata dal resto del mondo. Con “epico” non intendo lo stile narrativo, ma la vasta portata della vita e dell’esistenza di un individuo.
Il film approfondisce gli aspetti tangibili e terreni della vita, nonché le dimensioni enigmatiche e inspiegabili dell’essere. Nina vive la vita austera di un medico, rischiando la propria serenità per fornire aborti illegali a chi ne ha bisogno. Incontra le donne nei loro momenti più intimi, in preda a un travaglio straziante quando stanno per diventare madri o durante aborti dolorosi e clandestini di nascosto dalla famiglia. Nina è un personaggio che ama universalmente ma non ama nessuno in particolare. Possiede un’empatia sconfinata ma fa fatica a stabilire legami personali. Spinta unicamente dalla propria missione, non desidera e non ha bisogno di nulla per sé. Alla fine si ritrova però incapace di contribuire a un vero cambiamento.

Produzione/Distribuzione

PRODUZIONE 1: First Picture – Ilan Amouyal
320 rue Saint Honoré
75001, Paris, France
Tel. 33 0616648787
ilan@firstpicture.fr

PRODUZIONE 2: Frenesy Film – Luca Guadagnino
Viale Bianca Maria 28
20129, Milan, Italy
Tel. 39 391 436 7782
g.albanesi@frenesyfilm.com

PRODUZIONE 3: Francesco Melzi d’Eril, Gabriele Moratti, Alexandra Rossi – Memo Films
Vicolo Santa Maria alla Porta 1
20123, Milan, Italy
Tel. + 39 348 367 8040
fmelzi00@gmail.com

PRODUZIONE 4: Independent Film Project -Archil Gelovani
29 Griboedov st
0100, Tbilisi, Georgia
Tel. 41 76 638 80 40
a@ifp.studio
www.ifp.studio
@ifp.studio

DISTRIBUZIONE INTERNAZIONALE: Esther Devos – Goodfellas SAS
edevos@goodfellas.film
65 rue de dunkerque,
75009, Paris, France
Tel. 33 01 43 13 21 27
IG : goodfellas_cinema
Website : goodfellas.film

UFFICIO STAMPA INTERNAZIONALE: Claudia Tomassini + Associates
press@claudiatomassini.com

US PRESS OFFICE: Cinetic Marketing
Layla Hancock-Piper – layla@cineticmedia.com  +1 (917) 963-2448
Ryan Werner – ryan@cineticmedia.com  +1 917.254.7653

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Il cinema georgiano (con riferimento alla repubblica della ex URSS, non allo stato americano, ovviamente) ha origini lontane ed esempi di straordinaria qualità, si ricordi ad esempio Otar Josseliani. La regista Dea Kulumbegashvili arriva in concorso alla Mostra di Venezia con un film molto ambizioso, di stampo fortemente autoriale, rigoroso, programmaticamente anti spettacolare. La quasi totalità delle scene è proposta nei tempi reali dello svolgimento, con dialoghi contrassegnati da pause inusitate, contravvenendo alla regola aurea di Sir Alfred Hitchcock, quella di rappresentare la vita, ma tagliando le parti noiose… Questo materializza il rischio di perdere l’attenzione dello spettatore. Soprattutto in ragione dei 134 minuti di durata che potrebbero essere percepiti come punitivi da uno spettatore medio. Non mancano preziosismi degni di nota. Come le interpretazioni, di livello, improntate alla sottrazione. E simbolismi significativi, come l’essere dall’aspetto mummificato, in origine femminile, apparentemente, che potrebbe significare e rappresentare un paese mummificato in regole inumane ed antiquate, oppure la proiezione del vuoto di senso e della vita comatosa della protagonista, ovvero simbologia cristologica e salvifica, visto che cammina, seppure faticosamente, sulle acque.   

VALUTAZIONE SINTETICA: 6