PETER GREENAWAY AL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA
Il regista e artista inglese sarà a Torino per tenere una live performance,
ricevere il premio Stella della Mole e presentare due volumi dedicati alla sua arte
Lunedì 23 settembre 2024, ore 20:30 – Cinema Massimo
Presentazione del libro “100 Disegni della Mole” e del volume “Greenaway, morte e decomposizione del cinema” di Stefano Bessoni.
A seguire proiezione del film L’Alfabeto di Peter Greenaway di Saskia Boddeke
Martedì 24 settembre 2024, ore 18:30 – Museo Nazionale del Cinema
Live performance e consegna premio Stella della Mole
Apertura prevendite Masterclass e Cinema Massimo
13 settembre 2024, ore 10:00 su www.museocinema.it
13 settembre 2024, ore 16:00 su www.cinemamassimotorino.it
Il Museo Nazionale del Cinema di Torino celebra il genio creativo dell’artista britannico Peter Greenaway, considerato uno dei più importati registi sperimentali viventi al mondo. Autore di film magistrali quali I misteri del giardino di Compton House (1982), Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989), L’ultima tempesta (1991) e la trilogia de Le valigie di Tulse Luper (2003), Greenaway mostra uno spiccato e preponderante interesse per l’arte pittorica, che trasporta nei suoi lavori, sempre caratterizzati da un forte impatto visivo e da tematiche estreme. Con il suo stile inconfondibile e la sua capacità di reinventare il linguaggio cinematografico, Greenaway nei suoi lavori offre una riflessione profonda sul ruolo dell’arte visiva nel cinema contemporaneo, molto più importante rispetto all’intreccio narrativo e alla spettacolarità.
“In che modo la Mole Antonelliana echeggia il cinema, se pensiamo che l’edificio venne terminato nel 1889 in Italia, ovvero sette anni prima che il cinema fosse inventato in Francia, nel 1895? racconta Peter Greenaway. L’architettura è esotica e bizzarra e difficilmente definibile come convenzionale, ma vale sicuramente la pena proteggerla. Stranamente, è una struttura per tutte le stagioni, un po’ come il cinema stesso. È un po’ di tutto. E forse c’è una corrispondenza: l’edificio è sicuramente molto visibile, identificativo per Torino come la Tour Eiffel lo è per Parigi, e altrettanto liberamente interpretabile. Si diceva che tutto esistesse solo per essere messo in un libro. Ora possiamo tranquillamente dire che tutto esiste per essere messo in un film. E poiché sembra che il cinema stia morendo, un giorno potremo dire che tutto esiste per essere messo in un museo del cinema”.
“Sono passati quasi trent’anni da quando Peter Greenaway è entrato per la prima volta nella Mole Antonelliana – sottolinea Enzo Ghigo presidente del Museo Nazionale del Cinema. In questi decenni, il monumento simbolo di Torino è diventato uno dei musei più importanti al mondo, è stato visitato da milioni di persone e ha ospitato molte delle star più importanti del cinema di tutti i tempi. Sono trascorsi quasi trent’anni, eppure il ricordo della Mole è rimasto vivido nella mente e nel cuore di Greenaway, al punto da diventare quasi un’ossessione. Tanto da raccontarla e disegnarla: con una penna o una matita e quello che aveva sottomano, siano scontrini, buste, ritagli di libri o giornali, filtri di caffè, il grande regista britannico ha plasmato cento variazioni del capolavoro di Alessandro Antonelli. Abbiamo quindi ritenuto fondamentale vivere l’arte di Greenaway, sia con una live performance sia con la stampa di un volume che racconta le 100 anime della Mole Antonelliana”.
L’ampio omaggio del Museo Nazionale del Cinema a Greenaway prevede martedì 24 settembre alle 18:30 la consegna del premio Stella della Mole, il riconoscimento cinematografico che viene assegnato a figure di spicco del cinema internazionale e che, con la loro arte, hanno dato contributi significativi al mondo del cinema, una celebrazione del cinema d’autore e della creatività artistica che onora coloro che hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico mondiale.
A seguire, Peter e Pip Greenaway che saranno i protagonisti di una live performance che include il reading di una selezione di 30 racconti brevi scritti da Greenaway e mai pubblicati, raccolti libro He Read Deep Into The Night. Di lunghezza variabile tra le 2 e le 20 righe, sarà l’occasione per ripercorrere il rapporto tra racconto letterario e narrazione cinematografica. A seguire, l’introduzione alla proiezione del cortometraggio The Missing Nail, un progetto dedicato a L’ultima cena di Leonardo, un’opera multimediale unica, capace di fondere narrazione, docufilm e musica per svelare misteri irrisolti, aperti da anni.
La sera precedente la live performance, lunedì 23 settembre alle 20:30 al Cinema Massimo, verrà presentato in anteprima mondiale il volume 100 Disegni della Mole a cura di Domenico De Gaetano. “L’ha disegnata un centinaio di volte, l’ha filmata, l’ha raccontata e ne ha persino reinventato l’illuminazione: è una storia lunga 30 anni quella che lega Peter Greenaway alla Mole Antonelliana, una storia iniziata prima ancora che il monumento simbolo di Torino diventasse la sede del Museo Nazionale del Cinema. E che ancora continua – sottolinea Domenico De Gaetano. Il libro racconta, attraverso 100 disegni su carta, scontrini e bustine da tè di come la Mole unita alla magia del cinema possa essere reinventata in modi infiniti, interpretando ruoli completamente differenti, come in un film. Ma soprattutto approfondisce lo stretto legame tra uno dei registi più creativi e la città di Torino”.
Il volume, edito da Silvana Editoriale, presenta un ricco saggio che racconta l’idea che sottende il volume a firma di Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema e ideatore del progetto, un testo di Giovanni Bogani che racconta il Greenaway cinematografico in versione personale e un contributo di Valentino Catricalà, che analizza il profondo rapporto tra arte e cinema nell’opera del regista inglese.
La serata sarà anche occasione per presentare il volume Greenaway, morte e decomposizione del cinema di Stefano Bessoni, realizzato e pubblicato da Bakemono Lab in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, e che lui stesso definisce “un quaderno di appunti, riflessioni e illustrazioni su Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che un film altro non è che un contenitore illimitato, nel quale rinchiudere concetti, teorie e ossessioni. È uno degli autori più importanti del cinema contemporaneo, un artista che si nutre di pittura, scrittura, musica, teatro, danza e di ogni forma espressiva che si possa immaginare. Il suo cinema complesso, enciclopedico e artificioso, è un gioco creativo infinito che strizza l’occhio a Lewis Carroll, Jorge Luis Borges e Italo Calvino, un territorio fiabesco, spesso crudele, sconcertante, nel quale smarrirsi per esplorare le sfaccettature più inattese dell’animo umano, dell’intelletto e del corpo”.
A seguire, Peter Greenaway e Saskia Boddeke introdurranno la proiezione di The Greenaway Alphabet (2017) di Saskia Boddeke, moglie del regista e innovativa artista visiva multimediale, che in questo documentario racconta il marito in maniera ironica e sperimentale seguendo un alfabeto filmico poetico e surreale. Le tematiche care al regista vengono sviluppate attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip fatto di quesiti, scherzi, poesie, racconti, gesti, creazioni, disegni, visite nei musei, rimandi amarcord su una spiaggia nordica e chiacchierate al bar.
BIO
Peter Greenaway è nato in Galles e ha studiato a Londra. Si è formato come pittore per quattro anni e ha iniziato a girare i suoi film nel 1966. Ha studiato come pittore per quattro anni e ha iniziato a realizzare i suoi film nel 1966. Ha continuato a fare cinema in una grande varietà di modi, che hanno anche influenzato la sua realizzazione di installazioni per il Palazzo Fortuny di Venezia, la Joan Miró Gallery di Barcellona, il Museo Boymans-van Beuningen di Rotterdam, il Louvre di Parigi, il Rijksmuseum di Amsterdam, l’Hofburg di Vienna, la Pinacoteca di Brera a Milano e l’Armory di New York. Ha collaborato con i compositori John Cage, Philip Glass, Michael Nyman, Wim Mertens, Louis Andriessen, Goran Bregović, Giovanni Sollima, David Lang e Marco Robino, e ha fatto il giro del mondo con il suo Tulse Luper Suitcases VJ Show. Ha avuto numerose nominations nei festival di Cannes, Venezia e Berlino, ha pubblicato libri e, molte volte in collaborazione con Saskia Boddeke, ha scritto per il teatro, l’opera e le installazioni video.
Il suo primo lungometraggio, The Draughtsman’s Contract, completato nel 1982, ha ricevuto un grande successo di critica e lo ha consacrato a livello internazionale come uno dei più originali e importanti cineasti del nostro tempo, una reputazione consolidata dai film The Cook, the Thief, his Wife & her Lover e The Pillow Book e, più recentemente, da Goltzius and the Pelican Company e Eisenstein in Guanajuato.
Nel 2006 Greenaway ha iniziato una serie di videoinstallazioni digitali, Nine Classical Paintings Revisited, esplorando La ronda di notte di Rembrandt al Rijksmuseum di Amsterdam, L’ultima cena di da Vinci nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano e Le nozze di Cana di Veronese sull’Isola di San Giorgio a Venezia.
Il suo ultimo lungometraggio, EISENSTEIN IN GUANAJUATO, è stato presentato in anteprima in concorso alla Berlinale 2015. I film attualmente in produzione per il 2024 e oltre sono Walking to Paris, la trilogia di Eisenstein Eisenstein Abroad, The Marriage of Christ e Lucca Mortis.
Greenaway ha ricevuto lauree honoris causa dalle Università di Edimburgo, Bucarest, Southampton e Utrecht, e ha ricevuto un CBE nel 1990 e un BAFTA nel 2014 per i servizi resi al cinema.