La casa degli sguardi, recensione di Catello Masullo

Foto di Catello Masullo (24 ottobre 2024), da sx: la moderatrice Alessandra De Luca, Luca Zingaretti (regista/director e attore), l’attore Gianmarco Franchini

 La casa degli sguardi, recensione di Catello Masullo

 

credits E SINOSSI da: cinematografo.it

La casa degli sguardi

ITALIA 2024

Sinossi: Marco ha 20 anni e una grande capacità di sentire, avvertire ed empatizzare con il dolore del mondo, scrive poesie, e cerca nell’alcool e nelle droghe “la dimenticanza”, quello stato di incoscienza impenetrabile anche all’angoscia di esistere e di vivere. Beve tanto Marco, beve troppo. È in fuga dal dolore ma soprattutto da se stesso. Per vivere si deve anestetizzare, dice. È incapace di “stare” nelle cose, a meno che il tasso alcolico del suo sangue non sia altissimo, e si è allontanato da tutti, amici e fidanzata, spaventati dalla sua voglia di distruggersi. Anche il padre, testimone di questo lento suicidio, è incapace di gestire tanta sofferenza ma tenta almeno di “esserci”, la madre è mancata da qualche anno e ha lasciato un grande vuoto. Quando dovrà andare a lavorare nella cooperativa di pulizie del Bambin Gesù è convinto che questa esperienza, a contatto con i bambini malati, lo ucciderà.

Regia: Luca Zingaretti

Attori: Gianmarco Franchini – Marco, Federico TocciAlessio MonetaRiccardo LaiChiara CelottoMarco FelliCristian Di SanteFilippo Tirabassi

Sceneggiatura: Gloria MalatestaStefano RulliLuca ZingarettiDaniele Mencarelli

Fotografia: Maurizio Calvesi

Montaggio: Stefano Chierchié

Scenografia: Giada Esposito

Durata: 109

Colore: C

Genere: DRAMMATICO

Tratto da: romanzo omonimo di Daniele Mencarelli

Produzione: ANGELO BARBAGALLO PER BIBI FILM, GABRIELLA BUONTEMPO E MASSIMO MARTINO PER CLEMART, STAND BY ME, RAI CINEMA

NOTE

– PRESENTATO IN GRAND PUBLIC ALLA 19. FESTA DEL CINEMA DI ROMA (2024).

NOTE: CANDIDATO AL PREMIO DI CRITICA SOCIALE – SORRISO DIVERSO, FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2024

 

recensione di Catello Masullo: Opera di esordio alla regia di Luca Zingaretti. Un film maturo, che affronta il profondo disagio di un ragazzo che non ha ancora elaborato il lutto della perdita della madre e che vive il senso di vuoto di una società che cambia alla velocità della luce, senza darti il tempo di prendere le misure. Tratta con competenza il potere salvifico del lavoro e delle relazioni. Dirige con maestria eccellenti attori. Promosso a pieni voti sin dal primo esame.

Curiosità, ho chiesto al regista: “Luca, come hai lavorato con Michele Braga sulla composizione di una partitura musicale che legge con grande efficacia il tormento inconsolabile ed il vuoto incolmabile del protagonista?”. La risposta di Luca Zingaretti: “musiche, Michele Braga oltre ad essere un grande musicista è un uomo di grande sensibilità. Gli ho fatto vedere un mezzo montato ed è uscito in lacrime. Mi ha detto che dovevamo lavorare in sottrazione. Poche musiche, ma giuste. Alcuni brani li abbiamo tolti, altri aggiunti. È entrato in pratica. Sapeva di cosa aveva bisogno il film. Io ascolto tutti. È un lavoro di gruppo. Il cinema è fatto del lavoro di tante persone. Mi piace ascoltare. Michele è entrato in punta di piedi. Mi ha detto che avrebbe fatto poco. Lui diceva guarda che noi entriamo in un terreno pericolosissimo. Se entriamo con una musica togliamo emozione dallo schermo. Una musica entra sullo sferragliamento del tram. L’arte del nostro musicista ha inciso in maniera qualitativa straordinaria. È stato in grado di cogliere la cifra quantitativa della sua sapienza nel film.

 

 

Valutazione sintetica: 7