A PORDENONE È IL GIORNO DI ANNY ONDRA, STREPITOSA
IN SAXOPHON-SUSI DI CARL LAMAČ
FRA LE ALTRE PROPOSTE LA COMMEDIA CHIMMIE FADDEN OUT WEST
DI CECIL B. DEMILLE, IL FILM MESSICANO SANTA
CON LA DIVA ELENA SÁNCHEZ VALENZUELA
E IL RESTAURO INTERNAZIONALE DEL FILM TEDESCO DAGFIN DI JOE MAY
Il programma di lunedì 7 ottobre al Teatro Verdi di Pordenone
Anny Ondra continuò a recitare nel periodo del sonoro, per Hitchcock fu ancora protagonista in Blackmail e, negli anni Trenta, di molti film tedeschi di Carl Lamač, dal quale aveva nel frattempo divorziato. In seconde nozze sposò il pugile tedesco Max Schmeling (famosissimo per aver battuto Joe Louis) a cui rimase legata tutta la vita.
Un trio musicale d’eccezione commenterà Saxophon-Susi: al pianoforte Neil Brand, alle percussioni Frank Bockius e al sassofono Francesco Bearzatti. È invece il pianista Donald Sosin a commentare il film nella versione in streaming, in programma sempre lunedì a partire dalle 21 (resterà online per 48 ore). Il festival online è realizzato in collaborazione con MYmovies.
La giornata di lunedì 7 ottobre al Teatro Verdi inizia alle 8.30 con i film di Griffith del 1908, tra i quali è da segnalare The Greaser’s Gauntlet, il più lungo girato fino a quel momento dal regista, che vede anche il debutto di Wilfred Lucas, uno degli attori da lui prediletti.
Alle 9.30 la rassegna su Ben Carré ha in programma La Tare (1911) di Louis Feuillade per la serie Gaumont La vie telle qu’elle est (La vita così com’è), racconti realistici di vita quotidiana con risvolti drammatici che si richiamavano ai romanzi naturalistici dell’800. È una storia di redenzione e ottimismo che non ha un finale felice e che vede protagonista una delle attrici predilette di Feuillade, Renée Carl.
Una figura femminile è anche al centro del film messicano del 1918 Santa di Luis Gonzaga Peredo con Elena Sánchez Valenzuela, ammirata diva del cinema muto e poi cineasta e fondatrice del primo archivio cinematografico del Messico. La sua vibrante e intensa recitazione, che fa riflettere sulla condizione femminile in una società in rapida evoluzione, fa di Santa un punto di riferimento imprescindibile della cultura messicana del primo Novecento.
Curiosa è la storia dell’altro film sudamericano in programma, Almas de la Costa (Uruguay, 1924), che parla di malattia: il regista del film, Juan Antonio Borges Nicrossi fu autore di soli due lungometraggi e abbandonò il cinema per diventare un medico rurale. L’intero film fu girato quasi interamente in esterni a Montevideo in luoghi emblematici della città ancora riconoscibili.
L’ultimo appuntamento della mattinata, alle 12.15, è Chimmie Fadden Out West (US 1915) di Cecil B. DeMille, presentato nell’ambito del Canone rivisitato. Da tutti conosciuto per i kolossal, DeMille qui è regista di una commedia. Scrisse il Chicago Daily Tribune “comicità squisita con alla fine un tocco di romanticismo che conferisce a questa esile vicenda un profondo sentimento di umanità”.
Alle 14.45, è la volta dell’importante restauro internazionale, condotto nel biennio 2023-2024 dal Deutsches Filminstitut & Filmmuseum in collaborazione con l’olandese Haghefilm e l’italiana L’Immagine Ritrovata, del raro film tedesco del 1926, Dagfin (Dagfin lo sciatore) di Joe May. Nato nella Vienna asburgica, May studiò a Berlino ed è considerato il fondatore del cinema tedesco, avendo avuto alle sue dipendenze come sceneggiatore anche Fritz Lang. Prima di dedicarsi al cinema visse brevemente anche a Trieste dove operò nel campo tessile. Il 1926 fu un anno difficile per la morte della figlia, attrice di successo, e per complicazioni economiche. Dagfin è un raro gioiello di questo periodo, una produzione ad alto costo, stranamente trascurato, poi dimenticato, e meritevole di una riscoperta. Il contenuto pacifista e antimilitarista, apertamente favorevole alla causa armena, non passò inosservato alla censura tedesca che riteneva ostacolasse le relazioni diplomatiche con la Turchia. Spicca tra i protagonisti di Dagfin il grande attore espressionista Paul Wegener e l’italiana Marcella Albani.
La retrospettiva sul cinema uzbeko presenta, sempre lunedì 6 ottobre, alle 17.30, uno dei titoli più interessanti, Ajal Minorasi (Il minareto della morte,1925) con la regia di Viacheslav Viskovskii. È il primo film della società Bukhino che, introducendo la lingua uzbeca al posto di quella russa, compresa da pochi spettatori, si proponeva di esportare le pellicole in nazioni musulmane come la Turchia, la Persia e l’Egitto. I costumi più pregiati provenivano dalla corte del deposto emiro di Bukhara e le scene in esterni utilizzavano ed esaltavano i suggestivi monumenti della città. La trama del film, che si rifaceva a una leggenda del sedicesimo secolo, suscitò il disappunto degli organi ufficiali del partito. Il film ebbe grande successo in patria e all’estero ma il comitato politico impose che film del genere non venissero più realizzati. Il commento musicale verrà eseguito dal vivo con strumenti tradizionali da due artisti provenienti dall’Uzbekistan, Abror Zufarov e Sobirjon Tuyokov.
Lunedì 7 ottobre alle 17.30 al Ridotto del Verdi partono anche gli incontri con l’autore e proseguiranno ogni giorno fino a venerdì. I libri di oggi, strettamente collegati al programma del festival e in particolare ai “frammenti femministi” e all’omaggio alla star sinoamericana Anna May Wong, sono Death By laughter. Female Hysteria and Early Cinema di Maggie Hennefield e To Be an Actress. Labor and Performance in Anna May Wong’s Cross-Media World di Yiman Wang.
Le Giornate del Cinema Muto sono realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.
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5-12 ottobre 2024