Parthenope, recensione di Catello Masullo
credits E SINOSSI da: cinematografo.it e IMDB
Parthenope
ITALIA, FRANCIA 2024
Sinossi: Il lungo viaggio della vita di Parthenope, dal 1950, quando nasce, fino a oggi. Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità. E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali, le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro. Sa essere lunghissima la vita, memorabile o ordinaria. Lo scorrere del tempo regala tutto il repertorio di sentimenti. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male.
Regia: Paolo Sorrentino
Attori: Celeste Dalla Porta, Stefania Sandrelli, Luisa Ranieri, Gary Oldman, Silvio Orlando, Dario Aita, Isabella Ferrari, Biagio Izzo, Nello Mascia, Lorenzo Gleijeses, Alfonso Santagata, Peppe Lanzetta, Giampiero De Concilio
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Cristiano Travaglioli
Scenografia: Carmine Guarino
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: LORENZO MIELI PER THE APARTMENT PICTURES, ANTHONY VACCARELLO PER SAINT LAURENT, PAOLO SORRENTINO PER NUMERO 10, ARDAVAN SAFAEE PER PATHÉ
TRAILER
NOTE
– PRESENTATO IN CONCORSO AL 77. FESTIVAL DI CANNES (2024).
recensione di Catello Masullo: “Parthenope” è un film “sorrentiniano”. Oramai l’aggettivo è definito ed è connotativo, senza possibilità di equivoci. Ed ha assunta la valenza che usiamo dare a “felliniano”, “hitchcockiano”, “lynchiano”, e a pochissimi altri. Un film sorrentiniano non deve essere analizzato, vivisezionato, spiegato e tradotto in ogni simbolismo, metafora, iperbole. Deve essere, invece, vissuto, respirato, goduto in modo sensoriale ed istintivo, abbandonandosi ad un piacere estetico e sinestetico (il più bello e divertente complimento al proposito l’ho sentito da un Socio del Cinecircolo Romano: “non ci ho capito niente, ma mi è piaciuto moltissimo!”). A cominciare già dai primissimi fotogrammi, questo suo ultimo film ha un incipit fascinoso, suggestivo, ammaliante, ipnotico, elegante. Un vero saggio di grande maestria visiva. Una straordinaria capacità di fermarsi sempre un attimo prima del confine con il calligrafico e l’estetizzante. La protagonista, Celeste Dalla Porta, è filmata con un talento tale da riempire sempre per intero lo schermo, come in una espansione adiabatica. È un po’ come la Bocca di Rosa di De André, mette l’amore sopra ogni cosa, con naturalezza (dona la bellezza della sua nudità ad un ragazzino che passa sul balcone della stanza di Gary Oldman, ad esempio), trasporto e passione (anche il sangue di San Gennaro è sciolto dal suo amore). Parthenope ha certezza di sé, sente la sua bellezza come uno scudo impenetrabile, non nutre alcun timore dei predatori sessuali che la insidiano (i “seduttori” ne risultano sempre, immancabilmente, “sedotti”). “Parthenope” è anche un film molto sentimentale che racconta di quanto lunga e sfaccettata è una vita. Ed è un film su Napoli, una città molto misteriosa e fascinosa. Sorrentino è abile nella gestione dei toni del grottesco. Un film dai dialoghi bellissimi, mai banali, molto colti (bella la nota antropologica con riferimento a JOAN COULIANO, antropologo rumeno, allievo di MIRCEA ELIADE, uno dei fondatori della scuola di Chicago ed autore del famoso testo II MITI DEI DUALISMI OCCIDENTALI). In definitiva un film d’autore a tutto tondo, ma che sa catturare ed affascinare il grande pubblico, grazie ad una irresistibile carica seduttiva. Da non perdere.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Paolo, Silvio Orlando, parlando di suo figlio, essere abnorme, dice che è composto di acqua e sale. Si tratta della metafora del mare, che ha generato Parthenope e che tutto abbraccia e rappresenta nella città di Napoli che così mirabilmente metti in scena?”. Questa la risposta di Paolo Sorrentino: “Certamente. Metafora non tanto detta, mostruosa, ma bellissima. Proporzioni che hanno a che fare con la bellezza. Napoli è gigantesca, come si mette in mostra molto ancora. Melanconia che attraversa tutte le fasi dell’amore e il potere dell’amore. Fusione tra melanconia e amore. Varie disperazioni sedimentano. Nota epica, presa di coscienza che non sei più giovane, se balli davanti ad uno specchio sei ridicolo. Ma anche sguardo al futuro, capacità di stupirsi.”.
Curiosità 2: mi piace raccontare un aneddoto che ha a che fare con la storia del Cinecircolo Romano e con Sorrentino. Il nostro festival più antico, arrivato alla XXI edizione, il Premio Cinema Giovane & Festival delle Opere Prime, nel 2014 ebbe in concorso l’opera di esordio alla regia di Valeria Golino, “Miele”, con una straordinaria protagonista, Jasmine Trinca. La produzione chiese una macchina con autista per andare a prendere a casa Valeria Golino, con il suo compagno di allora, Riccardo Scamarcio, che aveva prodotto il film, per condurli all’Auditorium San Leone Magno per la proiezione mattutina dei liceali del Progetto di Educazione al Cinema d’Autore; mi offrii personalmente per la corvée, evitando di sovraccaricare il bilancio del Cinecircolo con una ulteriore spesa. E quindi mi recai in Piazza del Colosseo, dove abitavano Golino e Scamarcio. Feci accomodare Scamarcio dietro e la Golino davanti, accanto a me. Appena entrata in auto, la Golino aveva una faccia scura, molto contrariata. Fu immediata la mia domanda a lei rivolta: “Valeria, sei scocciata nel venire ad incontrare gli studenti che stanno vedendo il tuo film?”. La sua risposta: “Ma no, figurati, anzi. Sono scocciata per la invasione dei servizi segreti americani a casa nostra stamattina!”. Ed io: “I servizi segreti americani? E che ci facevano a casa vostra?”. La spiegazione della Golino: “Domattina arriva in visita a Roma il presidente Obama ed ha chiesto di visitare la terrazza con vista sul Colosseo de “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino (che aveva appena vinto l’Oscar per miglior film internazionale, ndr.), e, dal momento che la nostra terrazza è accanto a questa terrazza, i servizi segreti americani dovevano effettuare una “bonifica” preventiva di tutti gli stabili adiacenti in vista della visita di Obama!”. Si tratta della più plastica dimostrazione di quanto il cinema di Sorrentino possa essere evocativo e di come abbia colpito l’immaginazione dell’uomo più potente della Terra all’epoca, il presidente degli Stati Uniti d’America, talmente, da indurlo a voler visitare la suggestiva location. Potere del cinema! E, segnatamente, della magia del cinema di Paolo Sorrentino!
FRASI DAL CINEMA:
“Hai gli occhi spenti, mi disse l’attrice. Ma la passione per la libertà era rimasta!” (Stefania Sandrelli, fuori campo, ad esergo iniziale).
“Sono stata triste e frivola, determinata e svogliata. Come Napoli!”. (Stefania Sandrelli Fuori Campo)
“Va bene, basta, lei sa tutto, 30! /Io non so niente, ma mi piace tutto. / Cosa è che non sa? / Non ho capito cosa è l’antropologia. / Allora 30 e lode!”. (Il professore, Silvio Orlando, e la studentessa, Celeste Dalla Porta, che sta sostenendo l’esame di Antropologia).
“Cosa è l’antropologia? / Voi giovani volete le risposte, ma non sapete fare le domande. L’antropologia è … / E questa è la risposta giusta? / No. Questa è la risposta che lei si può permettere!”. (Celeste Dalla Porta e Silvio Orlando).
“Parthenope, se avessi 40 anni di meno, mi sposeresti? / La domanda giusta è: se io avessi 40 anni di più, mi sposerebbe?” (Alfonso Santagata e Celeste Dalla Porta).
“Lo senti l’odore? / Quale odore? / L’odore degli amori morti!”. (Gary Oldman e Celeste Dalla Porta).
“Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità!”.
“Napoli vicina e lontana, indefinibile, che ammalia, incanta, urla, ride, e poi sa farti male”.
“La bellezza è come la guerra, spalanca tutte le porte!”. (Gary Oldman a Celeste Dalla Porta).
“Un frutto di mare? / Meglio di no. Mi dicono che gira il colera a causa delle cozze/ ma queste vengono dalla Normandia. / È quello che le hanno detto, così si fa con i ricchi!”. (Il giovane corteggiatore facoltoso e Celeste Dalla Porta).
“John Cheever. / Ho letto tutti i suoi racconti. / Il mondo è pieno di sventure. / Posso venire con lei? / No. Non voglio rubare neanche un secondo alla sua giovinezza!”. (Gary Oldman a Celeste Dalla Porta).
“Non mi convince la tesi sul suicidio. Non ci giova. Le suggerisco un altro tema: Le frontiere culturali del miracolo. (Il professore, Silvio Orlando, alla studentessa, Celeste Dalla Porta).
“Sei bella e indimenticabile, ma hai gli occhi spenti, e questo la macchina da presa non lo accetta!”. (Luisa Ranieri a Celeste Dalla Porta).
“Io ho capito una cosa. / Tutti abbiamo capito almeno una cosa. / Voglio Intraprendere la carriera universitaria. / È proprio sicura? Guardi che si diventa come me!”. (Celeste Dalla Porta e Silvio Orlando).
“Ti dovresti vergognare di quello che hai appena detto. / Io mi chiamo Parthenope, non mi vergogno mai di nulla! / Confonde l’irrilevanza con il decisivo, come tutti in questa città!” (Dario Aita e Celeste Dalla Porta).
Ho fatto un aborto illegale, per questo sono arrivata tardi. / Ho ucciso il preside, per questo sono arrivato presto!”. (Celeste Dalla Porta e Silvio Orlando).
“Lei non ha un hobby? / No. / Anche non avere un hobby, è un hobby!”. (Peppe Lanzetta e Celeste Dalla Porta).
“Quando sai tutto, muori presto e solo. Conosci l’indicibile… i mondi si stancano!”. (Peppe Lanzetta).
“Alla fine della vita resterà solo l’ironia!”. (Peppe Lanzetta a Celeste Dalla Porta).
“Che cosa le piace di una donna? / La schiena. Il resto è pornografia!”. (Celeste Dalla Porta e Peppe Lanzetta).
“Non posso fare la professoressa di antropologia se non so esattamente cosa è l’antropologia. / L’antropologia è vedere. / tutto qua? Era così semplice? / Vedere è difficilissimo, perché è l’ultima cosa che si impara. / Quando si comincia ad imparare?/ Quando inizia a mancare tutto il resto, l’amore, la gioventù, il desiderio!”. (Celeste Dalla Porta e Silvio Orlando).
“Il porridge è una battaglia!./ com’è? / Sa di mogano!”. (Alfonso Santagata e la madre di Parthenope).
“Un vero napoletano non va mai a Capri. O è troppo povero, o è troppo pigro!”. (Lorenzo Gleijeses).
“Ho notato che i giovani puntano sempre spudoratamente alla disperazione!”. (Gary Oldman).
“Nella lucidità incerta della mattina, la vita è semplicemente insopportabile!”. (Gary Oldman).
Non posso venire a letto con lei solo per buona educazione!”. (Celeste Dalla Porta al ricco corteggiatore).
“Perché vuoi fare l’attrice? / Perché nei vecchi film gli attori hanno sempre la battuta pronta!”. (Isabella Ferrari e Celeste Dalla Porta).
“Ad un professore basta essere avanti di una sola lezione rispetto agli studenti. Lo sa chi lo ha detto? Billy Wilder, un antropologo!”. (Silvio Orlando a Celeste Dalla Porta).
“L’amore è per provare a sopravvivere… è stato un fallimento… forse non è stato così!”.
Il lungo viaggio di Parthenope è “abitato dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare!”.
“Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto!”. (Citazione da Céline, esergo).
“Sandrino ho una malattia, quella gravissima dell’amore. E l’antidoto è l’amore stesso. Quando l’antidoto diventa incerto questa malattia si sviluppa e diventa sempre più grave!”.
“Non c’è né rimpianto, né nostalgia, né malinconia, c’è il passaggio dell’età!”.
“La verità non fa parte della giovinezza, è un luogo dove si ha a che fare con l’insincerità, si ha a che fare con il sogno, si fa un racconto epico di sé. Si balla da soli davanti allo specchio. Questo racconto si interrompe quando si entra nella fase etica e si esce da quella estetica, quello che sei non ti piace e fai tentativi per uscire da te stesso, senza riuscire, fino a quando finisci per accettarti. E magari riesci ancora a stupirti!”.
Cocciante: “era già tutto previsto/fin da quando tu ballando/mi hai baciato di nascosto/mentre lui che non guardava/agli amici raccontava/delle cose che sai dire/delle cose che sai fare/nei momenti dell’amore/mentre ti stringevo forte/ e tu mi dicevi piano io non lo amo, non lo amo”.
“E comunque Dio non ama il mare. Ricordatevelo!”. (Fuori Campo, esergo finale).
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