Criature, recensione di Catello Masullo

Criature, recensione di Catello Masullo

 

credits E SINOSSI: Cinematografo.it

 

Criature

ITALIA 2024

Sinossi: Mimmo Sannino, un tempo insegnante ora impegnato come educatore di strada a Napoli, si dedica al recupero di ragazzi in dispersione scolastica per riportarli sui banchi di scuola, e permettergli di ottenere il diploma di terza media. Il suo mezzo di predilezione: l’arte circense – arte delicata che gioca sull’apparenza, il sogno e la solidarietà, in un contesto dominato dal degrado e dalla camorra. Tra lezioni sui trampoli e letture del Barone Rampante, e grazie anche all’aiuto di Anna, assistente sociale che riconosce il valore del suo impegno, riesce a coinvolgere giovani come Daniela, che vende carciofi al banco del padre, Margherita, che ha abbandonato la scuola per fare la parrucchiera per pochi spiccioli, Ciro, cresciuto da solo con suo fratello fino ad arrivare a Bruno, appassionato di parkour e figlio di un boss locale. L’operato di Mimmo, tuttavia, non è ben accolto dalle famiglie del quartiere e il coraggio di questi ragazzi, con i loro trampoli e i loro nasi rossi, si scontrerà con la dura realtà.

Regia: Cécile Allegra

Attori: Marco d’AmoreMarianna FontanaMaria EspositoAlessio GalloGiuseppe PirozziAntonio GuerraMartina Abbate

Sceneggiatura: Cécile Allegra

Fotografia: Valerio Azzali

Musiche: Dario Sansone

Montaggio: Alessio Doglione

Colore: C

Produzione: ROBERTO SESSA PER PICOMEDIA

Distribuzione: MEDUSA

Data uscita: 2024-12-05

 

recensione di Catello Masullo: “

“Criature” in lingua napoletana significa “bambini”. Sono loro i veri protagonisti di questo splendido film. Si dice che i napoletani siano tutti cromosomicamente attori. Se lo è per gli adulti, per i bambini è ancora più vero. C’è una verità in questi attori in erba che nemmeno i fenomeni americani dell’Actor’s Studio sono capaci di riprodurre. Le storie raccontate dal film vengono dalla realtà. Il grande critico André Bazin scrisse a proposito di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, tra i più insigni inventori del neorealismo italiano: “quando gli altri cercavano di mettere la realtà nello spettacolo, loro (De Sica e Zavattini, ndr.) hanno fatto della realtà uno spettacolo”. È esattamente quello che ha fatto Cécile Allegra. Questi bambini sono assolutamente spettacolari. Diretti egregiamente, stimolati da un attore immenso che è Marco d’Amore. Strepitose le scenografie (si legga sotto la provocazione alla regista e la sua risposta). Di altissima professionalità la confezione. Colpi d’ala di talento registico in scene memorabili, come la caduta dei nasi rossi mentre Marianna Fontana spoglia Marco d’Amore. Belli e densi di significanza i dialoghi, come quello tra il ragazzo di colore e d’Amore: “Le famiglie hanno avuto paura. / E tu hai paura. / Io sono trasparente. Al mio paese mi considerano meno di niente. E io mi comporto come mi considerano. Io sono invisibile. Se ci sono o non ci sono non se ne accorge nessuno!” / Io me ne accorgo!”. Imperdibile.

Curiosità, ho chiesto alla regista: “Cécile, come hai lavorato sulle scenografie, un degrado che sembra essere in opposizione ossimorica agli insopprimibili germogli di bellezza che vi nascono? E poi, come hai lavorato con le scene corali con questi giovanissimi splendidi interpreti? La sensazione di verità che esprimono sembra suggerire che hai lasciato grande spazio alla improvvisazione a lasciarti sorprendere da quello che accadeva davanti alla macchina da presa con l’occhio della documentarista che hai. È così?”. La Risposta della regista: “grazie per le due ottime domande. Sulla scenografia grande sforzo in un quartiere molto intricato, per avere una dimensione labirintica del lavoro di Mimmo, che va casa per casa. Un bravissimo scenografo Carmine Guarino che ha una conoscenza di Napoli enciclopedica. Siamo andati a botta sicura. Una zona che sembra una frontiera, un paese vecchio, tipo molto basso con tantissimi archi per significare un passaggio da un realismo ad un realismo magico. Parco misterioso, che si attraversa, per arrivare alla parte più moderna, contralto della nebulosa che ci avverte, come far sì che i percorsi diventassero significanti ed anche percorsi di crescita. E nella scena finale arriva in questa tela che viene svelata. L’interno è stato meraviglioso. La biblioteca meravigliosa. All’inizio doveva essere un vecchio Convento. Invece è cambiato tutto. Piena di libri, polverosa. Anche lei labirintica, come complessa è la vita di Mimmo. Profondità di campo, di vedo non vedo, per riportare una sensazione di protezione, ma il fuori campo è sempre presente e minaccioso. La seconda domanda sugli attori. Come ha detto Maria abbiamo fatto un grosso lavoro di gruppo. Tutti i giorni a tavolino con ognuno che ha sentimenti e storie diverse. Spazio ad ognuno pur costituendo il gruppo. Mi è servita la esperienza della mia onlus. Il talento innato di Marco che è un po’ professore. Trasmette una forma di rigore e di serietà e dà spunti agli altri per riflettere sul personaggio. Si doveva aggiungere anche la performance circense e musicale guidata da Dario. Devo riconoscere che per me Marco è stato un grande supporto, non è solo attore, ma anche sceneggiatore e regista. Nei momenti di dubbio, Marco generosamente creava battute e dava indicazioni. Questo ci ha portato a rilassarci sul set e non spegnevo la camera e loro improvvisavano. Il risultato di un gruppo affiatato. C’era tanta verità in questi momenti rubati al rigore del ciak.”

 

Valutazione sintetica: 8