LA RADIOLINA, recensione di Catello Masullo

LA RADIOLINA, recensione di Catello Masullo

 

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LA RADIOLINA (2024)

Regia: Giacomo Cicciotti

Sceneggiatura: Giacomo Cicciotti e Carlo M. Marenzo

Musiche: Marco Morini

Durata: 8′

 

NOTE : Vincitore “Tuscania in Corto” Festival di Cortometraggi

 

Sinossi

Le esperienze vissute nella nostra infanzia segnano indelebilmente la nostra vita. A volte piccoli traumi, se non risolti, possono trasformarsi in blocchi psicologici che condizionano il nostro comportamento. Spesso la vita ci sorprende, offrendoci le occasioni per affrontare questi blocchi. A volte non riusciamo a riconoscerle, ma quando meno ce lo aspettiamo ci troviamo protagonisti di una di queste situazioni. In una domenica come tante al nostro protagonista viene offerta questa occasione.

 

Soggetto

Alberto, uomo di 70 anni, abita a Genova e la sua unica passione è il calcio. Conduce una vita solitaria perché non ha una famiglia e non ha amici con i quali trascorrere le giornate. La sua vita è stata segnata da forti delusioni che hanno lasciato segni indelebili, conflitti interiori non ancora risolti. Il risultato è che passa le giornate in casa ascoltando la sua inseparabile radiolina. La mancanza di batterie cariche costringe Alberto, che non bada a come è vestito e se è in ordine, a uscire di casa alla ricerca di un negozio aperto. E’ domenica i negozi sono chiusi e nel pomeriggio inizieranno le telecronache delle partite. Alberto abita in un vicolo vicino al parco dell’Acquasola. Quanto era bambino sua madre lo portava spesso a giocare in questo parco, uno dei pochi posti tranquilli dove poter liberamente giocare senza correre il pericolo di essere investito dalle auto. Molti ricordi legano Alberto a questo luogo, tra questi uno in particolare ha segnato la sua vita. Alberto si ferma davanti al cancello del parco, scorge un cartello che annuncia che il chiosco è aperto, potrebbe essere la soluzione del suo problema. Ma i ricordi di questo posto gli impediscono di entrare, sono ferite ancora aperte. Alla fine la necessità di avere la radiolina funzionante convince Alberto a entrare. Il parco è cambiato, sono passati molti anni, ma riconosce la panchina dove, quando era bambino, ha passato lunghe giornate in attesa. Il chiosco non risolve il suo problema. Deluso cerca la prima panchina libera e si siede affranto, tra poco iniziano le partite e lui non potrà ascoltarle. Poco distante i ragazzini si organizzano per giocare: le felpe sistemate opportunamente delimitano la porta. Iniziano la partitella, in mancanza di altro Alberto li guarda giocare. Un contrasto deciso tra due ragazzini fa schizzare la palla in direzione della panchina dove è seduto Alberto. La palla si ferma proprio davanti a Alberto. Alberto la guarda, avverte una strana sensazione. Decide di alzarsi per dare un calcio al pallone. In quel momento si alza anche il bambino che è sempre stato seduto assieme alla mamma. Alberto passa la palla al bambino che per la foga la calcia malamente, ma non importa. Alberto ha cambiato aspetto, è pettinato, sbarbato e vestito con abiti decenti. Il bambino corre verso di lui, anch’egli vestito con abiti moderni. I due si abbracciano e si allontanano tenendosi per mano abbandonando qualcosa sulla panchina: la radiolina.

 

RECENSIONE DI CATELLO MASULLO: Il regista, Giacomo Cicciotti, si presenta così: “Sono nato e lavoro a Genova, dove vivo assieme a mia moglie Nadia e ai miei figli  Stefano e Camilla. La passione per la montagna mi ha indotto nel 1978 ad acquistare la mia prima reflex; l’obiettivo era quello di rappresentare fotograficamente le suggestioni che l’ambiente alpino mi permetteva di vivere. Da quel momento la fotocamera è stata una fedele compagna di viaggio. Negli anni successivi, assistendo alle proiezioni di un famoso alpinista genovese, sono venuto a contatto con il mondo degli audiovisivi e da allora la passione per questo mezzo di espressione non mi ha più abbandonato. Nel 1987 ho realizzato il mio primo audiovisivo ed il 28 aprile dello stesso anno l’ho proiettato al pubblico; è stata la prima volta e la ricordo ancora con emozione. Da quel momento è iniziato il mio percorso in questa straordinaria forma artistica. Nel 2000, assieme a mia moglie Nadia, ho dato vita all’associazione culturale Lanternamagica Multivisioni; l’intento era quello di diffondere sul territorio ligure lo spettacolo audiovisivo. Dal 2001 al 2010 ho diretto la manifestazione “Viaggiando nella multivisione”, rassegna che ha portato a Genova i migliori autori di AV a livello nazionale. Attualmente sono iscritto ad AIDAMA, DIAF (FIAF) e FIAP. Nel 2016 mi è stata assegnala l’onorificenza AV-AFI e nel 2017 l’onorificenza AV-AFIAP. Sono stato invitato come autore alle più prestigiose manifestazioni di audiovisivi italiane ed estere. Nell’ultimo decennio, con il desiderio di fare conoscere il mio stile, ho partecipato a parecchi concorsi per AV in Italia ed in molti paesi stranieri riscuotendo molti consensi. Da qualche anno faccio parte del gruppo di collaboratori scelti dal direttore del dipartimento DIAF: curo assieme a Giuliano Mazzanti la parte del notiziario che si occupa della regia/montaggio. Partecipo come lettore alle sessioni di AV Lab – lettura di audiovisivi. Attualmente, con l’intento di trasmettere l’esperienza e la passione per la realizzazione degli audiovisivi, mi dedico anche alla parte formativa.  Negli ultimi tempi ho tenuto corsi a Barcellona, Genova e Borgomanero”. “La Radiolina” racconta con garbo una problematica di sempre maggiore attualità: la solitudine e, segnatamente, quella degli anziani. Se si pensa che sono più di 8 milioni gli italiani che vivono da soli, si ha una immediata percezione della dimensione del problema. Si finisce, a volte, nel rinchiudersi in sé stessi, prigionieri di antichi traumi e della routine, rifiutando sempre di più le relazioni sociali. Questa storia ci propone un possibile antidoto. Realizzato in modo correttamente professionale, con pregevoli note di melanconia e deliziosi sentori proustiani.

 

Valutazione sintetica: 7