Napoli-New York, recensione di Catello Masullo
credits E SINOSSI: Cinematografo.it
Napoli-New York
ITALIA 2024
Sinossi: Nell’immediato dopoguerra, tra le macerie di una Napoli piegata dalla miseria, i piccoli Carmine e Celestina tentano di sopravvivere come possono, aiutandosi a vicenda. Una notte, s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York per andare a vivere con la sorella di Celestina emigrata anni prima. I due bambini si uniscono ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America e sbarcano in una metropoli sconosciuta, che dopo numerose peripezie, impareranno a chiamare casa.
Regia: Gabriele Salvatores
Attori: Pierfrancesco Favino, Anna Ammirati, Tomas Arana, Antonio Catania, Lorenzo McGovern Zaini, Dea Lanzaro, Antonio Guerra, Anna Lucia Pierro, Omar Benson Miller
Sceneggiatura: Gabriele Salvatores
Fotografia: Diego Indraccolo
Musiche: Federico de’ Robertis
Montaggio: Julien Panzarasa
Scenografia: Rita Rabassini
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Tratto da: trattamento di Federico Fellini e Tullio Pinelli
Produzione: ISABELLA COCUZZA E ARTURO PAGLIA PER PACO CINEMATOGRAFICA, RAI CINEMA
Distribuzione: 01 DISTRIBUTION
Data uscita: 2024-11-21
recensione di Catello Masullo: “
L’origine di questo film meriterebbe un altro film a parte per raccontarla. Un valente e autorevole docente di cinema, Augusto Sainati (del quale ho avuto l’onore ed il piacere di seguire brillanti lezioni) si è trovato nello studio dell’ormai anziano Tullio Pinelli, celeberrimo sceneggiatore, il quale lo pregò della cortesia di disfarsi di un baule di cartacce che gli ingombrava la casa. Il prof. Sainati rispose che lo avrebbe liberato di quelle carte, ma che le avrebbe esaminate e non buttate. Fu così che venne fuori un antichissimo trattamento, scritto da Pinelli a quattro mani, nientemeno che con Federico Fellini, su una storia che avrebbe portato due “scugnizzi” da Napoli a New York. Fellini e Pinelli cercarono finanziatori per questo loro progetto, sia al di qua che al di là dell’oceano. Ma non se ne fece niente e venne dimenticato. Grazie alla lungimiranza del prof. Sainati, ed ai buoni uffici e contatti dell’Avv. Carlo Patrizi, l’avvocato del cinema (era l’avvocato di Fellini), il quale ne parlò con il produttore Arturo Paglia, quell’antica idea è diventata oggi questo bel film di Gabriele Salvatores. Il quale ha presentato il film alla stampa citando un vecchio adagio napoletano che recita: “deve arrivare il pianerottolo, disse quello che rotolava dalle scale…”. Tradotto: in tempi di diffidenza e di rancori è bello fare un film che parla di solidarietà, e fare quindi un “film pianerottolo”… E non poteva che adottare un linguaggio da fiaba, cambiando felicemente il linguaggio neorealistico dell’originario trattamento. Un film fuori dagli schemi dell’industria cinematografica dei nostri giorni. Che scommette su un’idea controcorrente (mettere sé stessi al servizio degli altri, per stare tutti meglio). E vince la scommessa. Un film che allarga il cuore, come i mitici film di Frank Capra, che ti emoziona, che ti fa star bene. Ne avevamo bisogno. Imperdibile.
Curiosità, ho chiesto al regista: “Gabriele, il film presenta una straordinaria sontuosità, ci dici qualcosa su come hai lavorato con le eccellenze italiane che hanno curato le scenografie, i costumi, la creazione degli oggetti di scena, tutti molto curati, leggo che i guanti sono stati forniti dalla mitica “Merola Gloves”, che ha fornito i guanti di scena a tutte le più grandi dive del cinema”. La risposta di Gabriele Salvatores: “il direttore della fotografia (Diego Indraccolo, ndr.) che è al suo primo lungometraggio, è saltato su questo film in 4 o 5 giorni, l’ho conosciuto a Londra. Avevamo fatto assieme un documentario sull’expo di Dubai. Ha avuto il coraggio di tornare qui e fare il film. Poi c’è la scenografa (Rita Rabassini, ndr.). Un lavoro enorme. Quando abbiamo girato Napoli era tutta biancazzurra per lo scudetto. E non c’è più quella NY. Fino a 5 metri di altezza la scenografia è reale. Dai 5 metri in su gli effetti speciali di Victor Perez che hanno costruito nello studio 5 di Cinecittà. Effetti speciali usati non per stupire, ma per raccontare. Ricostruito quello che era percepito dallo sguardo dei due bambini, con la macchina da presa spesso bassa. Incanto. Quello è il cinema. È vicino al film che ho sempre amato, al cinema largo, grande, da grande schermo. In questo Jacques Derrida, critico e specialista, dice: “il grande potere del cinema è rievocare i fantasmi che sono già dentro di te ed i fantasmi hanno bisogno del buio e del silenzio”. E c’è anche il montatore (Julien Panzarasa, ndr.) che non ha la mia età, ma… gli altri sono tutti molto giovani. Miles Davis diceva che, se vuoi restare giovane, suona con chi è più giovane di te. Ci sto provando”.
Valutazione sintetica: 8