Il ritorno di Diavolik, recensione di Riccardo Rosati

Il ritorno di Diavolik

Genere: fantascienza

Nazione: Giappone

Anno produzione: 1966

Durata: 73’

Regia: Hajime Sato (accreditato nella versione Italiana col nome di Terence Marvin Jr.)

Cast: Sonny Chiba, Hirohisa Nakata, Andrew Hughes, Wataru Yamagawa

Sceneggiatura: Susumu Takahisa, Takeo Nagamatsu. Tratto dal personaggio originale О̄gon batto (黄金 バット, “Pipistrello dorato”) creato da Takeo Nagamatsu

Distribuzione: Perseo Video

 

Nelle viscere della perduta Atlantide

Il planetoide vagante Icaro entra in rotta di collisione con la Terra. In ogni angolo del mondo gli scienziati si consultano febbrilmente per trovare un modo onde evitare la calamità che attende il genere umano. Quando ormai l’impatto appare inevitabile, una spedizione scientifica rinviene tra le rovine di quello che un tempo era il continente perduto di Atlantide la tomba di Diavolik: un essere sovrannaturale che le antiche profezie atlantidee indicano come salvatore della Umanità. Riportato in vita per scongiurare la catastrofe, Diavolik scopre che Icaro è stato appositamente deviato dalla sua orbita dal crudele Nazo, un folle scienziato dall’aspetto mostruoso che sogna di annientare il nostro pianeta per diventare l’incontrastato dominatore dell’Universo. Lo scontro tra i due ha inizio!

 

Un personaggio che i più grandi conoscono bene

Meglio noto in Italia nella sua celebre versione animata, andata in onda sul piccolo schermo sotto il nome di Fantaman, il film di Hajime Satō ripropone con simpatia e vigore questo eroe dei manga.

Sebbene tutto il film sia tempestato del più vetusto gergo tipico dei cartoni animati giapponesi d’antan, con termini quali “cannone superdistruttore” e “raggio mortale”, bisogna riconoscere che si tratta di una produzione di tutto rispetto. Per prima cosa, sono buoni gli effetti speciali, per l’epoca, ed eccellenti le coreografie, segnatamente se consideriamo che in Giappone queste pellicole erano sovente di fattura quasi artigianale, dove, come accadeva per il cinema di genere italiano, erano le enormi capacità delle maestranze a sopperire alle difficoltà causate da budget limitati. Purtroppo la pessima recitazione degli attori – una costante nel cinema di fantascienza nipponico di quegli anni – rovina in parte il risultato finale, vincolando l’opera a un pubblico di bambini e di adolescenti.

Notiamo inoltre il riferimento ad Atlantide, che insieme a Mu, ricorre spesso nel cinema fantastico del Sol Levante. Ciò è dovuto probabilmente al fatto che si “gioca” un po’ con l’arcano passato dei primi giapponesi: ancora oggi non sappiamo esattamente quale sia l’origine di questo Popolo. Il passo è breve, per poter sfruttare narrativamente tale “buco” storico e immaginare un improbabile collegamento con i due misteriosi continenti spariti. In definitiva, un film molto dinamico e gradevole, il quale presenta anche un accattivante motivetto musicale. Sicuramente una chicca da recuperare per quei nostalgici appassionati.

Riccardo Rosati

Caratteristiche tecniche

Formato Video: 16:9

Formato audio:  Italiano – Giapponese Dolby Digital 2.0

Sottotitoli: italiano

Sebbene la qualità della custodia non sia eccelsa, risulta molto gradevole la presenza dei vecchi manifesti del film all’interno. L’audio è a dir poco pessimo; buona invece la qualità video.

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