L’esperienza all’Istituto penale minorile di Potenza
Ci tocca molto da vicino l’esperienza al l’Istituto penale minorile di
Potenza. Da alcuni mesi, “Libera”, fondata da don Luigi Ciotti, il
settore Giustizia Minorile “Amunì” in collaborazione con il Ministero di
Giustizia, i Presìdi, promuovono iniziative culturali all’interno
dell’Istituto Penale per Minori. Nella struttura di Potenza, un gruppo
di volontari aderenti ai presidi del Vulture Alto Bradano e della Val
D’Agri con il CineClub “Vittorio De Sica” – Cinit, svolge attività di
formazione e percorsi di educazione emotiva e relazionale con la
proposta culturale di attività diversificate. Si tratta di lettura e
scrittura creativa, T-group, testimonianze di parenti delle vittime
delle mafie-i 100 passi verso il 21 marzo, laboratorio di
artigianato-Kinsugi e di cinema con la visione di molti cortometraggi e
relativa discussione, al fine di mantenere attiva nei giovani detenuti
la capacità di dinamismo e di riflessione verso tematiche culturali e
sociali, volte ad una rieducazione verso una civile convivenza, per un
futuro che possa evitare loro devianze e possibili ricadute. Le parole
dell’Arcivescovo di Potenza, mons. Carbonaro durante la Messa Natalizia
con i ragazzi dell’Istituto, hanno dato oltremodo conforto e rinnovata
luce per un cammino che sappia essere di ricerca e di concrete
realizzazioni. La lettura e le immagini di film, la comprensione comune
del mondo che ci gravita intorno può essere il terreno sul quale
confrontarsi e condurre un’azione mirata. Utile ai ragazzi come a noi.
Investire sul talento della parola, sulla forza evocativa dell’immagine,
sulla bellezza esente di retorica che può condurci in un altrove
salvifico. Sappiamo che la passione si trasmette con la passione, e sarà
sempre coadiuvata dallo studio e la competenza. L’immaginario di parole,
un cinema realista e trasognante può, anzi, deve essere fonte di future
felicità, di cambiamenti in grado di arginare il dolore vissuto e ancora
reale (come quello detentivo). Rimediare ad un presente limitato e
limitante, anche a causa di scarse conoscenze, di letture non fatte, di
film non visti, di teatro non fatto. Il mondo lì dentro può essere, si
può identificare, come un paesaggio umano del tutto fertile, addirittura
incontaminato, che può apparire come un ossimoro rispetto al recente
passato dei ragazzi. La volontà di chi opera nel sociale, dei
responsabili dell’Istituto penale, di chi intende mettersi a confronto e
misurarsi con l’ignoto, potrà rappresentare una nuova vocazione in vista
di fenomenologie comunicative, alternative all’uso consueto di
approcciarsi al già visto, al già vissuto. Restiamo nella certezza,
invece, che il terreno sia fertile, anche lì soprattutto lì, laddove –
scriveva Silvina Ocampo – “persino la loro crudeltà talvolta è
innocente”.
Armando Lostaglio