Ryūichi Sakamoto e il cinema, di Riccardo Rosati

 

Ryūichi Sakamoto: un’anima techno-pop dal Sol Levante

 

Per omaggiare la memoria di quello che è ritenuto da molti, a partire dalla critica specialistica, il maggior musicista giapponese del Secondo Dopoguerra, abbiamo pensato di riproporre il seguente articolo – con pochissime migliorie – a favore di chi, incluso chi scrive, lo ha amato come artista o a coloro, probabilmente per via della età, che non hanno ancora avuto modo di conoscerlo e apprezzarne il talento. Segnaliamo, proprio in virtù del registro “intimo” del pezzo (risale all’aprile del 2002), l’utilizzo della prima persona singolare, che abbiamo abbandonato decenni or sono. Si è scelto di mantenerla, per non alterare il tono caratterizzante lo scritto di un giovane ammiratore, il quale ha seguito la carriera di Sakamoto quando egli era in piena attività.

 

La prima cosa che mi viene in mente quando penso al grande musicista e compositore giapponese Ryūichi Sakamoto (1952 – 2023) è il concerto, a cui ho assistito, che l’artista ha tenuto nella stupenda cornice del parco di Villa Celimontana a Roma, nell’estate del 2000. Mi ricordo che quello era un periodo un po’ “così” per me, perciò decisi di regalarmi un concerto del mio adorato Sak (io lo chiamo così). Rammento ancora il primo brano: una reminiscenza musicale techno della prima parte della sua carriera. Il pezzo in questione, oltre a essere lunghissimo, era… beh diciamolo sì, brutto. Però, appena si è messo al pianoforte e ha iniziato a suonare opere più “mature”, da quel momento in poi posso dire di aver vissuto il più bel concerto della mia vita. Comunque, “epifanie” personali a parte, Sakamoto è oggigiorno il musicista, se non l’artista, giapponese vivente di maggior successo al di fuori dei “sacri confini” del Sol Levante.

 

Dunque, l’inizio per lui è abbastanza difficile. Infatti, egli cresce in un Paese scosso solo pochi anni prima dal dramma atomico. Mentre i suoi coetanei cercano di trovare un lavoro sicuro nella allora nascente industria pesante giapponese, Sakamoto pensa alla musica e, in particolar modo, all’Europa. Infatti, lui indica spesso in Bach, Mozart e Beethoven gli autori che l’hanno influenzato. Inizia a studiare composizione molto presto, presso l’Università Nazionale delle Belle Arti e di Musica di Tōkyō. Si diploma in musica elettronica e World Music. Ma è nel 1978, con la fondazione del mitico gruppo techno-pop Yellow Magic Orchestra, che la sua carriera decolla. Sakamoto e il suo gruppo divengono presto un fenomeno internazionale, arrivando a vincere perfino un disco di platino. Tuttavia, la fama, quella vera, la ottiene grazie al cinema. Difatti, recita diversi ruoli importanti in film di assoluto successo, come, per esempio, nel pluripremiato capolavoro del nostro Bernardo Bertolucci, L’ultimo imperatore (1987). Ma sono principalmente le sue stupende colonne sonore a renderlo famoso nel mondo intero. La prima hit internazionale la ottiene quando compone la colonna sonora del film Merry Christmas, Mr. Lawrence (1983, nel quale figura anche nel cast). Il tema principale è, a mio avviso, tuttora il lavoro migliore uscito dalla mente del Maestro giapponese.

Oggi, Ryūichi Sakamoto è conosciuto praticamente ovunque. Tale fama si deve pure a una caratteristica che lo accomuna a un altro compatriota illustre, sto parlando di Akira Kurosawa (1910 – 1998). Loro due sono riusciti a “sfondare” in Occidente, in vigore del fatto che, sebbene siano molto giapponesi, sono pure molto internazionali. In poche parole, i film di Kurosawa e la musica di Sakamoto risultano apprezzabili anche da quelle persone che sanno poco o niente della cultura giapponese. Purtroppo, lo stesso non si può dire per tanti altri grandi artisti di questo Paese; come accade per il cinema di Yasujirō Ozu (1903 – 1963), solo per citarne uno. Quest’ultimo in Patria è considerato persino superiore a Kurosawa. Ma in Italia? Niente!

Per finire, è giusto sottolineare ancora una volta la continua evoluzione  di Sakamoto: nato con la musica classica, cresciuto con la techno, e poi maturato con e grazie al cinema. E oggi? Beh, di tutto e di più! Ormai egli riesce magistralmente a utilizzare nella sua musica tutto il bagaglio che ha accumulato nel corso degli anni. Basta dire che diversi brani da lui composti sono un po’ techno, ma allo stesso tempo costruiti con un’armonia di tipo classico e presentano, inoltre, sonorità tipicamente orientali. A me non piace molto dire che una persona sia un “genio”, però lui ci va vicino. In definitiva, un’altra cosa per cui, cari amanti del Giappone, dovremmo essergli grati, è che anche per merito suo, gli occidentali stanno lentamente iniziando a capire un fatto. Ovvero, che il Giappone non è solo arti marziali, sushi, macchine di media cilindrata e fumetti erotici. Quindi, grazie Sak!

 

Discografia essenziale:

Thousand Knives (1978)

Neo Geo (1987)

Beauty (1989)

Heartbeat (1992)

1996 (1996)

Discord (1998)

BTTB (1999)

Cinemage (1999)

 

Riccardo Rosati