Diva Futura, RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA
Credits a sinossi da: Cinematografo.it
Diva Futura
ITALIA 2024
Sinossi: Italia, anni ’80/’90. Riccardo Schicchi, con la sua agenzia Diva Futura, rivoluziona la cultura di massa trasformando l’utopia hippie dell’amore libero in un nuovo fenomeno: il porno. Sotto la sua guida, “ragazze della porta accanto” come Ilona Staller, Moana Pozzi, Eva Henger e molte altre diventano all’improvviso dive di fama mondiale nel mondo del porno ed entrano nelle case degli italiani grazie al boom delle televisioni private e dei videoregistratori in VHS. Viene coniata l’espressione “pornostar”, segnando l’inizio di una nuova era. L’impatto mediatico è travolgente fino a portare all’elezione in Parlamento di Ilona Staller, detta “Cicciolina”, alla nascita del Partito dell’Amore e alla candidatura di Moana Pozzi a sindaco di Roma. È attraverso lo sguardo di Debora, giovane segretaria dell’agenzia con un mutuo sulle spalle, che viene raccontata l’avventura di questa grande “famiglia”, dove esplodono gelosie, tormenti e contraddizioni fino a perdere il controllo sull’industria stessa della pornografia. Tutto questo è accaduto perché esisteva un desiderio tanto nascosto quanto grande: quello di tutti.
Regia: Giulia Steigerwalt
Attori: Pietro Castellitto – Riccardo Schicchi, Tesa Litvan – Eva Henger, Barbara Ronchi – Deborah Attanasio, Denise Capezza – Moana Pozzi, Lidija Kordić – Ilona Staller, Davide Iachini – Massimiliano Caroletti, Marco Iermanò
Sceneggiatura: Giulia Steigerwalt
Fotografia: Vladan Radovic
Musiche: Michele Braga
Montaggio: Gianni Vezzosi
Scenografia: Cristina del Zotto
Durata: 120′
Colore: C
Tratto da: libro “Non dite a mia mamma che faccio la segretaria” di Deborah Attanasio
Produzione: GROENLANDIA
Distribuzione: PIPER FILM
NOTE
– IN CONCORSO ALLA 81. MOSTRA DI VENEZIA (2024)
RECENSIONE DI ROSSELLA POZZA: Giulia Louise Steigerwalt, dopo l’esordio molto felice con “Settembre”, del 2022, alza, non di poco, l’asticella delle sue ambizioni, affrontando una vicenda di grande complessità, che ha rivoluzionato la storia del costume nel nostro paese. Un film rischioso, con il rischio, sempre presente, di lambire il cattivo gusto. La regista, anche sceneggiatrice, esce vincitrice dalla sfida. Domina con sicurezza un cast corale che restituisce il giusto colore, ma anche i toni tragici e melanconici, del circo mediatico di Riccardo Schicchi. Materializzato da un Pietro Castellitto in stato di grazia. Ma la storia la racconta la vera protagonista, Barbara Ronchi, che era stata la musa di “Settembre” per la stessa regista, alla Mostra di Venezia con il numero record di ben 4 film (avrebbe meritato una Coppa Volpi a 4 facce…). Che interpreta il ruolo della segretaria della agenzia “Diva Futura”, la Deborah Attanasi autrice del libro da cui il film è tratto: “Non dite alla mamma che faccio la segretaria”. Un personaggio di totale understatement, cui la Ronchi regala un capolavoro di (indomita) sottrazione. Una ossimorica remissività coniugata con una resilienza d’acciaio e una creativa intraprendenza, come quando va in tv a recitare il ruolo della casalinga acqua e sapone che si prostituiva per comprarsi le borsette, che all’ultimo minuto non si trovava. Una interpretazione magistrale con infinite nuances, non ultima quella del candore stupefatto, che resta tale, inscalfibile, pur nelle condizioni al contorno di un mondo non esattamente da educande. Come nell’impagabile scambio di battute con Schicchi/Castellitto a proposito di una delle nuove donne della scuderia, appena arrivata: “Che significa un puffo perforato? / La sua prima esperienza è stata Biancaneve e i trenta nani…!”. Sempre sul filo di una lieve e sublime ironia. Imperdibile.
VALUTAZIONE SINTETICA: 7.5