Miracolo a Milano, recensione di Catello Masullo

Miracolo a Milano, recensione di Catello Masullo

 

credits E SINOSSI: Cinematografo.it

 

 

Miracolo a Milano

ITALIA 1950

Sinossi: Una buona vecchina, la signora Lolotta, trova un giorno sotto un cavolo un bel bambino, lo prende con sé e gli fa da mamma. Quando Lolotta muore, il bambino, Totò, viene ricoverato in un orfanotrofio. Ne esce giovinetto e il caso lo mette a contatto con un gruppo di poveri, accampati in una zona abbandonata della periferia milanese. Con la sua profonda bontà Totò si conquista le generali simpatie, esercitando un’influenza benefica sui suoi nuovi amici. Un getto di petrolio esce un giorno dal terreno abusivamente occupato dai poveretti: avutone notizia, il ricco industriale Mobbi acquista il terreno e per cacciarne gli occupanti, ottiene l’intervento della forza pubblica. Invocato da Totò, lo spirito di Lolotta scende dal cielo e consegna a Totò una colomba bianca. Col suo aiuto Totò compie i miracoli più sorprendenti: i poliziotti sono sbaragliati e i poveri vedono esaudito ogni loro desiderio. Una breve distrazione di Totò permette a due angeli di riprendersi la colomba ed ecco che le guardie hanno il sopravvento, mentre Totò e i suoi amici vengono catturati. Ma Lolotta restituisce a Totò la colomba: liberati, Totò e i suoi amici s’innalzano a volo verso il regno della bontà.

Regia: Vittorio De Sica

Attori: Francesco Golisano – Toto’, Emma Gramatica – La Vecchia Lolotta, Paolo Stoppa – Rappi, Guglielmo Barnabò – Mobbi, Brunella Bovo – Edwige, Arturo Bragaglia – Alfredo, Anna Carena – Marta, Alba Arnova – La Statua, Flora Cambi – L’Innamorata Infelice, Erminio Spalla – Gaetano, Virgilio Riento – Sergente Delle Guardie, Riccardo Bertazzolo – L’Atleta, Angelo Prioli – Il Comandante In Prima, Checco Rissone – Il Comandante In Seconda, Piero SalonneLuigi PonzoniRenato NavarriniGianni BranduaniJubel SchembriWalter SchererJerome JohnsonGiuseppe BerardiGiuseppe SpallaEgisto OlivieriFurlanetto

Soggetto: Cesare Zavattini

Sceneggiatura: Cesare ZavattiniVittorio De SicaAdolfo FranciSuso Cecchi d’AmicoMario Chiari

Fotografia: G.R. Aldo

Musiche: Alessandro Cicognini

Montaggio: Eraldo Da Roma

Scenografia: Guido Fiorini

Costumi: Mario Chiari

Effetti: Ned MannDave MatureSid HowellMattia Triznya

Altri titoli:

MIRACLE A MILAN

MIRACLE IN MILAN

DAS WUNDER VON MAILAND

Durata: 100

Colore: B/N

Genere: COMMEDIA

Tratto da: DAL ROMANZO “TOTO’ IL BUONO” DI CESARE ZAVATTINI

Produzione: VITTORIO DE SICA PER PDS, ENIC

Distribuzione: ENIC – SAN PAOLO AUDIOVISIVI, L’UNITA’ VIDEO

NOTE

– GRAN PREMIO (EQUIVALENTE ALLA PALMA D’ORO) E PREMIO FIPRESCI AL FESTIVAL DI CANNES, NASTRO D’ARGENTO PER LA MIGLIOR SCENOGRAFIA, MIGLIOR FILM STRANIERO DEL 1951 PER I CRITICI DI NEW YORK.

– RESTAURATO NEL LUGLIO 2002 PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI CESARE ZAVATTINI.

– PRESENTATO AL 72. FESTIVAL DI CANNES (2019) NELLA SEZIONE ‘CANNES CLASSICS’.

 

recensione di Catello Masullo: “

Dopo aver completato la lettura integrale del testo enciclopedico e monumentale “Tutto su Vittorio De Sica”, a cura di Piero Spila e Jean A. Gili, Edizioni Gremese, mi si è rafforzata la convinzione che Vittorio De Sica non ha mai sbagliato un film da regista (anche quelli che all’epoca delle rispettive uscite in sala avevano ricevuto accoglienze contrastanti sia a livello di critica che di pubblico, sono stati tutti riconsiderati nel tempo, conquistando unanimi consensi postumi). Con 4 Oscar, 26 premi, 14 nominations, 164 film da attore, 36 da regista, 23 da sceneggiatori, è uno dei pilastri del cinema mondiale. Maestro di tantissimi cineasti italiani e stranieri, insuperabile nella direzione degli attori. Anche di quelli non professionisti, con una tecnica infallibile: recitava tutte le parti (maschili e femminili) personalmente, con la sua sopraffina arte e bravura attoriale, per mostrare ai suoi attori esattamente come interpretare il ruolo assegnato. Bastava imitarlo. Non fa eccezione “Miracolo a Milano”, capolavoro tra i capolavori. L’unica fiaba di De Sica, ancora in chiave neorealistica, da molti considerato l’ultimo film del neorealismo, movimento che lo ha visto tra i maggiori teorizzatori, fondatori e protagonisti. Un film che De Sica poggia quasi interamente sulle spalle di un giovanissimo attore, Francesco Golisano, quasi sconosciuto, al suo terzo film (scomparve poi dalle scene, in quanto deceduto a soli 29 anni). Realizza un personaggio che sprizza ottimismo da tutti i pori, sempre sorridente, sempre disponibile, si mette a servizio dl prossimo, chiunque sia. Imita, riproduce in modo mimetico, solidarizza in modo solidale ed empatico, con i difetti dei baraccati, per alleviare il loro disagio di essere diversi (mal comune mezzo gaudio), quasi un “Zelig” ante-litteram. Il film usa sapientemente il grottesco, fino alla comicità, come con la sentinella appesa fuori del balcone per verificare le condizioni meteo, se c’è la tramontana, il magnate sa che deve mettere la sciarpa. O il campanello/bambino. Non senza una frecciata sulle dilaceranti differenze nelle condizioni sociali dell’immediato dopo guerra. La polizia è da burletta. Il tono da fiaba è dolce e delizioso, con la colomba che esaudisce tutti i desideri, anche quello di un giovane uomo di colore che vuole diventare bianco e di una giovane donna bianca che vuole diventare di colore, per amore reciproco. Un chiaro anelito di “evasione”, dopo la profonda drammaticità e tragicità di “Sciuscià” e “ladri di biciclette” che avevano preceduto questo film. Per questo all’epoca il film fu accusato di aver interrotto la critica sociale. In modo ingeneroso e inesatto, dato che la critica sociale pervade, e come, anche “Miracolo a Milano”, sebbene con diversi e forse anche più efficaci registri. Il film fu sentito da De Sica come un grande omaggio al suo collaboratore più stretto, Cesare Zavattini, dal cui romanzo fu ispirato. Anche in questo film ci fu un larghissimo impiego di attori non professionisti. Con veri baraccati della periferia milanese di Lambrate, che ogni mattina la aiuto regista doveva andare a svegliare con secchiate d’acqua gelida per farli arrivare sul set. “Miracolo a Milano” ha avuto più estimatori all’estero che in Italia. Fu osannato da Jean Cocteau, Orson Welles, Gabriel Garcia Màrquez e René Clair in occasione della vittoria al Festival di Cannes del 1951. Registi del calibro di Milos Forman e Francis Ford Coppola dichiararono in seguito di esserne stati ispirati più di ogni altro film. Steven Spielberg ne fece una citazione/omaggio con il volo delle biciclette in “E.T:”.  Capolavoro assoluto.

Curiosità: la celeberrima scena dei baraccati che volano via a cavallo di scope volanti, fu realizzata con sottili cavi di acciaio che sorreggevano in aria le scope. Che però risultarono visibili nelle riprese e De Sica cercava di cancellarne le tracce con batuffoli bianchi. Solo con gli effetti digitali della copia del restauro del 2002 fu possibile cancellarli del tutto.

Curiosità: il film fu girato in un clima atmosferico gelido, tanto che Paolo Stoppa si scolava ogni sera 3 o 4 bottiglie di Mosella, e De Sica pure.

Curiosità: il primo soggetto fu pubblicato nel 1940 sulla rivista “Cinema”, a firma di Zavattini e del celeberrimo attore comico Totò, che lo avrebbe dovuto interpretare con la regia di Mario Camerini, ma fu bloccato dalla guerra.

Curiosità: Il film doveva intitolarsi “I Poveri Disturbano”, ma poi fu cambiato dagli autori, memori dei problemi di censura incorsi per “Sciuscià” e “Ladri di biciclette”. Il film fu realizzato in massima parte con fondi personali di De Sica, che si indebitò fino al collo, soprattutto per gli effetti speciali, per i quali furono chiamati degli specialisti americani, in quali, però, pensarono piuttosto ad ubriacarsi con l’ottimo vino italiano.  

Valutazione sintetica: 10