Il solista
Genere: drammatico
Nazione: USA
Anno produzione: 2009
Durata: 117’
Regia: Joe Wright
Cast: Stephen Root, Robert Downey Jr., Jamie Foxx, Tom Hollander, Rachael Harris, Catherine Keener
Produzione: Joe Wright
Distribuzione: United International Pictures
Sceneggiatura: Susannah Grant. Tratto dal romanzo di Steve Lopez: The Soloist. A Lost Dream, an Unlikely Friendship, and the Redemptive Power of Music (New York, G.P. Putnam’s Sons, 2008)
Quel genio lì, perso nell’immondizia
Nell’aprile del 2005, il cronista del Los Angeles Times Steve Lopez inizia a scrivere una serie di articoli riguardanti Nathaniel Anthony Ayers Jr.: un musicista nero di strada dal talento straordinario. Con grande virtuosismo Nathaniel suona un malandato violino provvisto di sole due corde nei vicoli del malfamato quartiere di Skid Row.
Indagando nel passato dell’uomo, Lopez scopre che quella specie di barbone è stato a suo tempo uno studente prodigio alla Juilliard, la scuola di musica più prestigiosa degli Stati Uniti, per poi finire in miseria a causa di una serie di terribili crisi nervose. Ha così inizio la crociata personale del giornalista per riportare dignità nella vita di Nathaniel, mentre i suoi articoli appassionano un sempre più vasto numero di lettori alla triste vicenda di questo genio ricoperto di stracci.
Questo non è film per sciocchi
Pregna di emozione e con uno sguardo attento alla realtà cruda dei senzatetto, la storia di Steve Lopez e del suo incredibile incontro con Nathaniel cattura la immaginazione del pubblico. Tuttavia, questo film è assai di più del commovente e struggente racconto di un uomo caduto in disgrazia, malgrado in possesso di un talento musicale fuori dal comune. Il solista (“The Soloist”) narra dei sogni segreti che esistono nell’America degli emarginati; di cosa si trova quando si attraversa il confine che separa i privilegiati dai dimenticati, e, ancor di più, la pellicola mostra con coraggio e senza patetica retorica i pericoli e le grandi difficoltà che si affrontano nel tentativo di cambiare la vita di un uomo che non ha proprio nessuno a proteggerlo, e di come, paradossalmente, questo gesto apparentemente altruista possa portare a turbanti rivelazioni su se stessi e sulla propria ricerca di una nuova e maggiormente autentica identità.
Bisogna rendere omaggio alla bravura dei due protagonisti (Jamie Foxx e Robert Downey Jr.), specialmente Foxx, che nel ruolo del musicista schizofrenico ci regala una ottima prova, mai scontata e intrisa di un semplice quanto intenso lirismo. L’opera di Joe Wright è piena di dialoghi accattivanti, solo talvolta un tantino eccessivi nel riproporre il solito mito tutto americano del giornalista dalla battuta pronta e dall’intelletto acuto. Il suo è un film intelligente e sobrio, dove viene proposta con forza l’idea, fin troppo spesso considerata utopica oggigiorno, che la musica possa essere un valido antidoto contro il degrado urbano.
In questa pellicola, in cui si “cantano” le lacrime, i dolori e la disperazione senza futuro, quasi come fosse uno spiritual moderno di alcune zone d’America, Joe Wright si rivela essere un autore in possesso di un particolare gusto estetico per l’immagine, insieme a uno stile di regia pulito e ben calibrato, tipico di molti cineasti britannici. Forse però la cosa più importante da dire su questo film è che se siamo colpiti dalla drammatica parabola umana di un genio della musica buttato nel fango, tanto da porci onestamente la semplice domanda: ma come ha fatto a finire così?, allora vorrà dire che avremo anche il coraggio e la prontezza di animo per pensare che se un uomo tanto speciale è stato condannato a umiliazioni e sporcizia, noi, persone “normali”, se dovessimo attraversare un periodo di profonda difficoltà e smarrimento, chi sarà disposto ad aiutarci in una società (liberista) come la nostra? Purtroppo, uno Steve Lopez non si incontra dietro ogni angolo. Riflettiamoci su, perché mai abbiamo voluto un mondo così?
Riccardo Rosati